I miei servizi sul fenomeno dei matrimoni combinati non piacquero a molti. Soprattutto non piacquero le mie fotografie, gli sposi nelle case contadine, le donne al lavoro, la famiglia sull’aia. Insomma, erano servizi troppo documentati con frasi riportate e chiuse fra virgolette.
Il segretario del Pci di Imola, mi fece una sfuriata. Diceva che non era vero che ci fossero tanti matrimoni fra imolesi e donne meridionali, che non esistevano sensali e mi chiese di cambiare tema e di non pubblicare il servizio. Io avevo già dedicato più di un mese all’inchiesta e non ero disposta a buttare tutto all’aria. Non dissi nulla alla redazione centrale di Roma e il servizio uscì: due intere pagine, 16 colonne con servizio fotografico.