Quegli anni giovanili passati in un coinvolgimento pieno e totale fu un’esperienza che ha segnato tutta la mia vita. Non c’è stato giorno che al risveglio la mattina non avessi un pensiero fisso rivolto a qualcosa da fare che non avesse una finalità sociale, un impulso forte, una coscienza di dovere fare, a non venire meno ad un appuntamento a dare una risposta per un caso personale o ad una questione che mi si fosse presentato, ad essere presente ad una manifestazione, uno sciopero, un corteo, un comizio, un’assemblea, una riunione, una responsabilità e un senso di colpa quando ero incerto o quando sentivo premere problemi miei personali.. Poi naturalmente s’intrecciavano a queste preoccupazioni scelte razionali, ragionamenti politici, vissuti allora come verità, in un senso di fedeltà assoluta all’organizzazione, all’idea, poi rivelatesi ideologia, falsa coscienza. Ma l’esperienza della “fontanella” da conquistare per chi ne aveva bisogno è stata esemplare. Non solo per me, ma per tanti militanti politici e sindacali. Una ispirazione di solidarietà che ora vedo presente in tanti giovani impegnati nel volontariato, privi, però, di fiducia nell’azione politica come era per la mia generazione. Un esempio di concretezza che ha avuto influenza nel mio impegno nella CGIL.