Il fatto più bello avvenne a San Fele, un piccolo centro dove m’ero recata da sola in corriera trascinando una cassetta con l’altoparlante. Era domenica e si doveva aspettare l’uscita dalla messa. Cominciai il mio comizietto nella piazza antistante la chiesa, presente abbastanza pubblico, con uno sguardo ai miei foglietti (mi preparavo sempre per iscritto per timore di falli di memoria, panico, ecc.). Stavo per esaurirli, quando un compagno della sezione mi sussurrò rapido “tirala più in lungo che puoi”. Atterrita, incapace allora di parlare a braccio, cercai di annacquare il poco vino rimastomi ma fu giocoforza finirlo. E allora capii il perché dell’invito pressante: era arrivato il candidato del PSLI (i piselli, come li chiamavamo, ovvero i socialdemocratici), l’avvocato Di Napoli, originario di Melfi, cioè un importante figlio della terra lucana.
Ebbene quando la sconosciuta rappresentante del PCI smise di parlare la folla tutta seguì i compagni con la bandiera in testa e in corteo lasciò la piazza… A sentire l’avvocato rimasero piò o meno i soli suoi accompagnatori. Ripenso sempre a questo episodietto quando nelle odierne campagne elettorali vedo i faccioni di egregi e poco egregi professionisti che magnificano le loro qualità personali…