Nasce a Roma il 7 dicembre 1918 in una famiglia colta e antifascista. Conclusi gli studi al Liceo classico si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza ma alla morte del padre, nel 1940, abbandona per necessità gli studi e lavora come segretaria presso l’ufficio informazioni del Partito comunista clandestino. Alla caduta del fascismo organizza nel suo appartamento riunioni clandestine di antifascisti comunisti, tra i quali sono Gioacchino Gesmundo, Adele Bei e uno studente in Medicina che successivamente sarà il suo compagno nella vita privata e politica: Rosario Bentivegna.
Il 9 settembre 1943 partecipa alla battaglia per la difesa di Roma presso la Basilica di San Paolo e nei giorni successivi accoglie e salva militari sbandati. Si iscrive al Pci e partecipa alla Resistenza nei Gruppi di azione partigiana, nel gruppo centrale guidato da Bentivegna e a partire dal dicembre 1943 partecipa a diverse azioni militari contro i militari tedeschi, con lo pseudonimo “Elena”. Il 3 marzo 1944 assiste all’assassinio di Teresa Gullace, un evento immortalato nel film Roma città aperta: estrae la pistola e la punta contro l’omicida, è arrestata e verrà liberata grazie all’intervento tempestivo di un’altra gappista, Marisa Musu, che nel tumulto riesce a sottrarle l’arma e infilarle in tasca una tessera fascista. Il 23 marzo è protagonista, con i gappisti del suo gruppo, del noto attentato in Via Rasella contro i 156 uomini del I battaglione del Polizeiregiment Bozen. Alla fine dell’aprile 1944 si unisce, col suo compagno, alle formazioni partigiane attive nella campagna a sud di Roma, dietro il fronte tedesco di Cassino e opera come vicecomandante del gruppo operante tra Valmontone, Zagarolo e Palestrina, in provincia di Roma, con il grado di capitano. Le viene conferita la Medaglia d’Oro al valor militare.
Dopo la liberazione di Roma, il 22 settembre 1944, sposa Rosario Bentivegna, in procinto di partire per il fronte e nel 1945 nasce la figlia Elena. Nel dopoguerra, nonostante trascorra molti anni in sanatorio, con la salute minata dagli stenti patiti durante la clandestinità, partecipa alla vita politica sia nelle istituzioni che nel territorio della sua città. Nel 1953 è eletta per la prima volta alla Camera nelle liste del Pci e una seconda volta nel 1972. Negli anni Settanta si dedica, eletta nel Consiglio comunale di Roma, al risanamento delle periferie, le borgate. È componente della Presidenza dell’Anpi sino alla morte e del comitato direttivo delle associazioni di amicizia con l’Unione sovietica, la Cina e la Corea.
Nel 2000 pubblica il libro di memorie, Con cuore di donna.
Muore a Zagarolo (Roma) il 23 novembre 2000.
n. 1921 Roma. Partigiana combattente.
Partigiana volontaria ascriveva a sé l’onore delle più eroiche imprese nella caccia senza quartiere che il suo gruppo d’avanguardia dava al nemico annidato nella cerchia dell’abitato della città di Roma. Con le armi in pugno, prima fra le prime, partecipava a diecine di azioni distinguendosi in modo superbo per la fredda decisione contro l’avversario e per spirito di sacrificio verso i compagni in pericolo. Nominata vice comandante di una formazione partigiana guidava audacemente i compagni nella lotta cruenta, sgominando ovunque il nemico e destando attonito stupore nel popolo ammirato da tanto ardimento. Ammalatasi di grave morbo contratto nella dura vita partigiana non volle desistere nella sua azione fino a fondo impegnata per il riscatto delle concusse libertà. Mirabile esempio di civili e militari virtù del tutto degna delle tradizioni di eroismo femminile del Risorgimento italiano. Roma, 8 settembre 1943 – 6 giugno 1944.