La campagna politica elettorale, la più dura e la più violenta, fu quella del 18 Aprile 1948. Non mancava giorno che noi comunisti non venivamo provocati. I dirigenti del partito, i compagni più anziani, non facevano altro che avvertire e consigliare noi giovani di stare calmi e di non accettare provocazioni, perché certa gentaglia era assoldata proprio per fare questo; tanto è vero che alcune situazioni non erano accettate dai miei amici democristiani e anche da qualche missino, oltre che da tanta brava gente; indignati dicevano: “Non è giusto comportarsi così, siete comunisti, ma in fondo brava gente (frase che allora circolava)”. In ogni modo finita la campagna elettorale del 18 Aprile ’48 e ricevuta la batosta, il fronte popolare, che come insegna aveva la testa di Garibaldi, per noi comunisti cominciarono le peripezie. Prima di tutto i socialisti, che ci avevano ospitato nella loro sezione, ci sloggiarono facendoci trovare improvvisamente in mezzo alla strada; poi il segretario del Partito Comunista, sparì da Tropea e non si seppe dove andò a finire. Tanti altri compagni impauriti non ne vollero più sapere; in fondo eravamo circa 100 iscritti alla sezione.