In quel periodo era Segretario Regionale Pio La Torre; grandi fermenti politici attraversavano tutta la Sicilia; a Sambuca c’erano due Feudi quasi completamente incolti; i braccianti, i piccoli coltivatori non avevano né terra né lavoro; incominciammo ad organizzare, insieme ai compagni della C.G.I.L., l’occupazione delle terre; i contadini, i braccianti agricoli aderirono in massa. Il Senatore Nicola Cipolla eletto nel nostro Collegio si fece promotore di una proposta di legge per la riforma agraria e per l’uso delle terre incolte. Gaspare Bavetta, onorevole di Santa Margherita Belice, Mommo Scaturro, consigliere regionale e diversi altri dirigenti, si mobilitarono dandoci la carica, l’entusiasmo necessario per sfidare qualsiasi rischio; ci impegnammo nell’occupazione dei feudi, per difendere lo sviluppo, il pane, il lavoro, la libertà; per l’affermazione di nuovi diritti, di una nuova dignità umana. File di muli mai visti prima, si mossero da Sambuca verso il Feudo di Misilbesi: personalmente ne registrai più di quattrocento; tutti coloro che parteciparono alla manifestazione vollero segnarsi; perché pensavano che tale presenza desse loro diritto di partecipazione alla spartizione delle terre. Io, Nino, Mommo Ferraro, il Sindaco Montalbano, Vincenzo Di Verde e quei due grandi dirigenti del partito che furono Pio La Torre e Nicola Cipolla ci mettemmo alla testa della lunga sfilata di muli. Feci tutto il percorso a piedi; alla testa dei braccianti; altri vennero a cavallo o in macchina; era un tripudio di bandiere rosse, di entusiasmo e di fiducia nei dirigenti di allora; stima e fiducia, questi secondo me erano gli ingredienti necessari che facevano muovere le masse: “Come per fare il pane occorre l’acqua e la farina, così per credere, per lottare era importante la stima e la fiducia”.