Ci vennero a salutare Giorgio Amendola, Eduardo D’Onofrio, responsabile nella Direzione del partito dell’Ufficio quadri, Lampreda, capo del plotone di esecuzione della condanna di Mussolini alla fucilazione a Dongo.
In questi incontri si coglievano accenti diversi nei discorsi dei capi e su quello che si aspettavano da noi.
Giorgio Amendola metteva un accento particolare nel trattare la questione meridionale e le lotte per la rinascita. Nella villa c’era pure un edificio dove abitava Togliatti con Nilde Iotti e la figlia Marisa. Rientrava la sera dalle Botteghe Oscure con i compagni della vigilanza. Lo poteva incontrare, chi si alzava presto, alle sei del mattino, passeggiava nel giardino, giocava con il cane Naghib, poi si sedeva a leggere i giornali, ma bisognava con discrezione tenersi in disparte, qualche volta era lui che si avvicinava e faceva delle domande, da dove venivi che cosa facevi. Chi aveva avuto questo privilegio poi lo raccontava a tutti noi.