Molte sere restavamo io e Calveri, lui seduto alla sua scrivania sotto il quadro di Stalin, dal quale con un intervento “riparatorio” di cartone e pennello, allungando un po’ la spalla di Stalin di qua e un po’ quella di Malenkov di là, aveva soppresso la testa di Beria, processato e fucilato come traditore, dopo la morte di Stalin, che avevamo pianto nella grande manifestazione al “Politeama”, ricordato da Giorgio Amandola e Francesco De Martino. Mi piaceva ascoltare i ricordi della lotta antifascista dal compagno Calveri; lui mi aveva introdotto in Federazione, mi portava alle riunioni dei segretari di sezione, il lunedì pomeriggio, nella sede di Via Loggia dei Pisani; poco distante dalla vecchia sede di via Medina da dove si era trasferita da poco. La prima riunione a cui partecipai fu nella stanza di Salvatore Cacciapuoti, allora segretario della Federazione, alla quale non si accedeva senza passare al vaglio della vigilanza del vecchio Giorgio Quadro, che con un impulso elettrico apriva la porta del “Quartiere generale”. Giorgio Quadro prima di essere adibito a quella funzione di portineria era stato membro del Comitato centrale: “salta chi può” era solito dire. Cacciapuoti chiese a Calveri chi fossi e cosa facessi. Poco si faceva, se non la diffusione domenicale de “L’Unità”, qualche volta anche il giovedì, con la pagina della donna, insieme alla compagna Anna Migliarotti, dell’UDI, inviata dalla Federazione per la diffusione straordinaria del giovedì. lo avevo molto tempo libero, ero disoccupato, preso dalla passione della politica, avevo abbandonato la scuola, il liceo ginnasio Umberto; vi avevo frequentato il ginnasio e il I° trimestre della I° liceo.