Dei quattro, il socialista Peppino Sapienza mi sembrò il più concreto; egli propugnava, allora — salvo poi a fare più tardi, dopo la Costituente, la scelta della socialdemocrazia — l’intesa e l’unità delle sinistre per contrastare, non solo il separatismo più esasperato, ma soprattutto il riaffiorare dei vecchi marpioni fascisti che man mano tentavano di reinserirsi negli apparati pubblici.