«Un cinquantennio di impegno politico nella sinistra socialista prima, nel sindacato della CGIL dopo, e poi ancora nel PSIUP e nel PCI. Teatro di riferimento: la Sicilia».
In queste due righe tratte dalla prefazione alla sua autobiografia intitolata Sul filo della storia Egidio Greco riassume efficacemente una vita spesa tra riunioni di partito, manifestazioni, comizi, lotte sindacali, trasferte nei comuni siciliani, affascinanti viaggi in delegazione presso i Paesi del blocco sovietico e molte altre vicende.
Tutto comincia nel’estate del 1944, quando l’autore ha solo sedici anni. Mentre buona parte d’Italia lotta ancora contro il nazifascismo, la sua isola, liberata, è sottoposta al controllo degli alleati. Il primo sciopero del giovane catanese riguarda le paghe dei braccianti della vendemmia, fin lì tenute a livelli di miseria dai grandi latifondisti. È un successo: la protesta approda a un dignitoso accordo salariale.
L’occasione è buona per conoscere vari membri della Camera del Lavoro della città etnea, mentre la frequentazione di un circolo politico-culturale gli consente di cominciare a comprendere davvero le istanze delle diverse parti in campo. Vecchi antifascisti, socialisti degli anni venti, colti professionisti e umili lavoratori si ritrovano in quella sede a discutere animatamente intorno al referendum della primavera del ’46. A preoccuparli, tra l’opposto schieramento dei monarchici, è specialmente il Movimento separatista, espressione dei grandi proprietari terrieri e dei loro alleati mafiosi.
Il 2 giugno i catanesi votano a grande maggioranza per la monarchia, così come il resto degli isolani: il resto d’Italia decreterà diversamente. Per Egidio e un pugno di intrepidi compagni socialisti che avevano osato gridare Viva la Repubblica! durante la visita a Catania del re Umberto II è un miracolo. È anche l’inizio di un maggiore impegno, dapprima al fianco del movimento contadino, poi nel Fronte Democratico Popolare di socialisti e comunisti, uniti in vista delle elezioni del primo Parlamento della Repubblica.
Alla fine degli anni cinquanta l’esperienza in lungo e in largo per la Sicilia e la conoscenza approfondita delle realtà industriali (e della condizione degli operai) gli fruttano un incarico all’interno della Camera del Lavoro. L’incarico gli procurerà non pochi grattacapi, tra cui un arresto in piena notte e una detenzione preventiva di quattro mesi per aver guidato uno sciopero negli stabilimenti petrolchimici di Augusta. Il processo lo assolve da ognuno dei sette capi d’accusa.
Nei decenni successivi l’impegno al fianco dei lavoratori occuperà sempre più la vita del catanese, che, ormai pensionato, rivolge nelle sue memorie un commosso ringraziamento alla compagna di una vita e ai figli, che hanno condiviso le sue scelte pur se queste lo portavano spesso lontano da casa.
«Questo non è un libro di storia, lasciamo il compito di scriverla agli studiosi, ma si muove sul filo della storia. Ma forse che la storia la fanno solo i ‘demiurghi’? Quanto vi concorrono le masse, ancorché spesso sono fatte oggetto delle loro mire?».