Più tardi arrivò Spallicci.
Non lo avevo mai conosciuto o seppure lo avevo visto, non sapevo che si trattava di Spallicci. Avendo presente l’On. Facchinetti, mi aspettavo un suo fac-simile (un uomo autorevole ed amichevole, volitivo ed acuto). Mi trovai dinanzi ad una persona diversa (penso che avessero in comune l’acutezza di mente e il senso dell’umorismo). Spallicci era alto, magro ascetico, con lineamenti aristocratici, occhi luminosi, barbetta grigia ed un’espressione dolcissima. (Aveva ragione sua moglie – che conobbi in seguito – quando diceva: “Il mio Aldo è bellissimo!”). Lo stavo conoscendo in quel momento e mi sembrava di conoscerlo da sempre: difatti, somigliava a mio padre. Intuii, e ne ebbi ampia conferma in seguito, che doveva appartenere a quella categoria di persone sempre pronte ad aiutare la sventura umana: e difatti, nei dieci anni che gli sono stata vicino, la sua mano si è tesa sempre, a tutti.
Questo era il prof. Sen. Aldo Spallicci, medico, umanista e poeta, vicino al quale ho passato tanti sereni anni della mia vita. La nostra segreteria era modesta nel numero (i soliti quattro gatti), ma l’affiatamento, il senso del dovere, l’amicizia, la collaborazione che regnavano tra noi, faceva sì che fossimo sempre in grado di sbrigare il lavoro che ci veniva affidato. E l’allegria… il buon umore!