Giorgio Amendola, tra i maggiori esponenti del movimento progressista italiano ed europeo negli anni che seguirono la Liberazione dalla dittatura fascista, restò fedele fino alla morte a quella “scelta di vita” che così bene ha descritto nella sua autobiografia. Nella primavera del 1980, pochi giorni prima di morire, ormai devastato da un male incurabile, volle essere accompagnato nell’edificio scolastico vicino casa, a Roma, per verificare se fosse stato in grado di salire i tre scalini che portavano al seggio elettorale, per non far mancare il suo voto alle prossime elezioni regionali. Si spense il 5 giugno di quell’anno, confortato fino alla fine dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, suo amico fraterno e compagno di tante battaglie.