Mi dedicavo alla lettura di libri, riviste, giornali, spesso era tempo sottratto ai divertimenti, al sonno, il lavoro dei campi non perdonava, solo quando pioveva mi riposavo e dormivo un poco di più. Era un brutto periodo, il mondo era diviso in due blocchi contrapposti da una parte gli Stati Uniti d’America, (che per noi rappresentavano il “male”) dall’altra l’Unione Sovietica (che rappresentava il “bene”), anche il nostro paese era spaccato. In tale clima si svolsero le prime elezioni politiche il 18 aprile 1948. La Chiesa si intromise pesantemente, aveva scomunicato tutti gli iscritti al partito comunista e a quello socialista, non assolveva i cattolici che non dichiaravano di non votare per i due partiti della sinistra. Fecero ricorso ad ogni stratagemma. Madonne che piangevano, che muovevano la testa, le parrocchie aiutate dalle fattorie organizzavano decine, centinaia di pullman di fedeli, li portavano ad Assisi ove una statua della Madonna collocata ad una altezza considerevole e attorniata da una rosa di lampadine, spesso dava l’impressione di piccoli spostamenti determinati da suggestioni di centinaia di fedeli urlanti al miracolo.
Ricordo che per la Pasqua del 1948 (pochi giorni prima delle elezioni) a mia cognata Angela fu negata l’assoluzione dal parroco di Sammontana, proprio perché lei non volle dirgli che non avrebbe votato per il Fronte Popolare costituito dal PCI e PSI. Era cattolica praticante, figlia di cattolici praticanti, fu per lei un duro colpo, era il primo anno che non poteva fare la comunione a Pasqua.
In quel clima, si svolsero le elezioni del 18 Aprile del 1948. La Democrazia Cristiana, da sola, ottenne quasi il 50% dei voti, con i partiti a lei alleati superò largamente la maggioranza assoluta. Il Fronte Popolare superò di poco il 30%. Fu un disastro, per noi giovani una delusione enorme. Venivano dati giudizi sbagliati sul voto alle donne, ritenute, secondo me a torto, le responsabili di tale sconfitta. Non tardarono a venire fuori i “Padroni” con le loro rivincite. Fu un brutto periodo, venivano proibite le manifestazioni pubbliche, in occasione di scioperi non potevamo fare cortei per le vie cittadine, se non autorizzati, ma le autorizzazioni venivano rilasciate con ritardi abissali, la polizia di Scelba, il ferreo ministro degli interni, caricava con le camionette e bastonava i dimostranti di santa ragione, venivano operati arresti, anche se poi la magistratura assolveva quasi sempre.