Dopo le amministrative, nel 1946 si entrò, in breve volgere di tempo, nella fase elettorale del 2 giugno, quando, come noto, si svolsero contemporaneamente la consultazione politica per eleggere l’assemblea costituente e quella per il referendum istituzionale. Una campagna elettorale infuocata, particolarmente per la scelta: Monarchia o Repubblica. I conservatori, i militaristi, la ricca borghesia industriale e soprattutto feudale inventarono “il salto nel buio” e tutti i loro sproloqui erano imperniati intorno a quel grosso interrogativo sull’eventuale passaggio dalla monarchia alla repubblica. Gli ignari, in particolare la massa delle genti del sud, erano presi fra l’incudine e il martello nel rimbombare dei comizi sulle piazze. Dopo la lunga notte dei vent’anni fascisti, ebbero un mese e mezzo per orientarsi, ma come? In mezzo al turbinio degli altoparlanti, da un giorno all’altro si passava da un polo all’altro. Il Vaticano prese una posizione di equidistanza, come del resto ha sempre fatto quando si è trattato di svolte storiche. Anche la D.C. si divise tra monarchici e repubblicani. Intanto nelle zone povere, come la provincia di Rieti, priva di grossi proprietari terrieri che avrebbero potuto fare una propaganda in senso conservatore, i monarchici e le destre iniziarono con il sistema delle mance e della corruzione tra gli strati più miseri della città e della provincia. Si verificò così che manovali della propaganda monarchica, attacchini, propagandisti volanti nei paesi, erano proprio coloro che avrebbero dovuto avere maggiore interesse al cambiamento. Vedasi come, del resto, da Napoli a tutto il meridione vinse largamente la monarchia. Le elezioni del 2 giugno 1946, a parte il referendum che, come noto, sanzionò la nascita della Repubblica italiana con 12 milioni di voti contro i 10 milioni alla monarchia, portarono all’Assemblea costituente le rappresentanze dei partiti: la D.C. con maggioranza relativa, che conserva ancora dopo 30 anni, quindi il PSIUP ed al terzo posto il PCI, con circa tre milioni e mezzo di suffragi. Fu una delusione, tenuto conto dell’apporto dato alla guerra partigiana, in cui circa il 70% dei caduti era comunista, così come era stato comunista il 90% dei condannati al carcere o al confino di polizia durante il ventennio fascista. Inoltre, per merito soprattutto del PCI e dei suoi migliori militanti, stava avendo impulso decisivo la ricostruzione del Paese.