Ma la speranza era tanta, per il fatto che almeno la guerra era finita anche se le ferite erano dure da guarire.
Nel frattempo nella nostra famiglia era ritornato il cognato, era pieno di idee e di novità. Diceva che dalla parte di Firenze la gente si radunava in riunione per dare vita a vari partiti, per dare vita a una costituzione, per poi andare e a votare per dar vita a un nuovo governo, con i rappresentanti di vari partiti. Il partito che rappresentava la voce dei lavoratori era il P.C. mio cognato rappresentava la voce di quel partito e andava in giro fare persuasione fra la gente. Avevo capito che in qualsiasi decisioni anche in famiglia era lui che decideva, la prima cosa era convincere la famiglia a votare tutti per il P.C. dicendo che se quel partito avesse rappresentato il governo, un governo a favore dei lavoratori, sarebbero scomparsi tutti i capitalisti come in Russia. In quel paese non esistevano la classe dei capitalisti ma esisteva l’uguaglianza. Tutti avevano la casa tutti avevano diritto allo studio all’esistenza mutualistica senza pagare mai niente tutto era a spese del governo.
Io ascoltavo e lavoravo in silenzio a volte facevo domande per saperne di più, ma le domande erano quasi vietate perché il capo sapeva tutto noi dovevamo fidarci. Dovevamo lavorare tranquilli anche se lui era quasi sempre assente, ma era necessario per il bene di tutti.
Poi ci fu il Referendum Repubblica o Monarchia, la Repubblica a me stava bene. Poi ci furono l’elezione amministrative, votai P.C. ma con riserva. Mi davo da fare per saperne di più; ma in casa nostra si doveva solo ascoltare, mi venne da pensare che il Duce fosse scomparso ma le sue idee erano rimaste. Lavorare e tacere un sistema che a me non andava bene, avevo due figli da crescere, pensavo di educarli in qualcosa ch’io credessi, esserne anche convinta per riuscire a trasmetterle a loro. Non andare da quella parte, perché tutti correvano in quella direzione. Iniziai a parlarne con il marito, ma avevo capito che delle idee sue non ne possedeva, lui ragionava con la testa del fratello. Non credeva a me perché io ero sempre una morta di fame e che non ero mai stata così bene come in quella casa. Anche quelle frasi non erano farina del suo sacco, ma erano gli altri a dirgliele a lui. Le altre donne non si ponevano tante domande poi magari facevano di testa loro.