Quella legge truffa che mi fece anche soffrire.
Rimando il discorso tra moglie e marito, riprendo a parlare dei vecchi problemi. Pasqua era passata, anche se qualcosa ancora mi bruciava dentro. Durante l’inverno eravamo riusciti a recuperare un po’ di attrezzi, una famiglia che aveva abbandonato i lavori dei campi ci vendette gli attrezzi per un buon prezzo. Il proprietario era sempre più dell’idea di fare tutti i lavori dei campi con i mezzi meccanici,in quel modo si faticava di meno. Le vacche non facendole lavorare rendevano più latte, più vitelli, si vendevano, con il ricavato si pagava le spese, ma quandosi avevano pagato le spese, con il denaro ce ne restava poco, i sacrifici erano tanti.
Ma in quella primavera 1953 quegli animi un po’ assopiti di colpo si svegliarono con il sistema della legge truffa, che oggi di quel sistema maggioritario lo stanno proprio discutendo, mentre allora era una legge truffa. Molti sinistroidi presero parte, andavano da casa in casa a spiegare come funzionava quella legge. Ma quando anche a me volevano dare spiegazione, io gli rispondevo che avevo l’età per votare a modo mio. Ma forse pensavano che la mia testa fosse troppo dura da comprendere come si doveva votare. Così una mattina trovai dei manifesti attaccati al muro della casa, sui quali c’era scritto come si doveva votare contro alla legge truffa. Quando vidi tutti quei manifesti, li staccai tutti e mi servirono per accendere il fuoco e non dissi niente con nessuno; tutti gli altri erano ancora a letto, quando si alzarono tutto era normale, pensavo che fosse finita lì. Ma quando venne la sera, io era sempre l’ultima andare in casa, come arrivai in casa, vidi mio marito super arrabbiato e disse: “Con quello che hai combinato te la dovrai vedere con i carabinieri che hai strappato i manifesti lungo la strada”. Risposi: “Quelli lungo la strada a me stanno bene, ma quelli attaccato i muri della nostra casa no, stamattina quando li ho visti li ho presi e ho acceso il fuoco. Intanto se avessi avuto un briciolo di cervello, quel tuo fratello che è venuto a dirti ch’io sono andata lungo alle strade a strappare i manifesti, mi avresti chiamata a confronto. Vedevi tu che gli mollavo due sberle di quelle fatte a modo mio. Invece lui ti ha detto quella fesseria e poi è scappato, perché temeva il mio confronto”. Se ci siamo divisi perché ognuno si faccia i fatti suoi, invece quello viene a ficcare il naso, io non vado da loro a imporre le mie idee, queste sarebbero quella libertà che tanto urlate. A proposito, avete anche sconsigliato vostra madre di non andare a votare, lei me là detto, perché è vecchia, la strada è lunga. Ma l’accompagno io, poi sicuramente non voterà mai falcia e martello, voterà per il suo ideale come fate voialtri.
La domenica successiva si andò a votare, la cosi legge truffa venne bocciata, ancora paghiamo le consegue, dopo a quarant’anni cercano di rimediare, ma ci sarà una bella gatta da pelare.
Di quell’accusa mi dispiacque, perché la menzogna che avevo strappato i manifesti lungo le strade non finì in casa nostra, ma fece il giro di tutto il paese e forse oltre, me lo riferì una mia conoscente.
Venne a casa mia appositamente, mi disse: “Ieri sera i miei figli sono ritornati dal bar e mi hanno detto che là parlavano di te che hai strappato i manifesti lungo la strada e ti davano della fascista. Io quasi incredula che tu abbia fatto quel gesto sono venuta a chiedertelo”. A quella mia conoscente le dissi come erano andate le cose. Lei dispiaciuta per me disse: “Sono sempre i soliti bugiardi, ma non temere, le bugie hanno le gambe corte”. In quel momento pensavo che nei miei riguardi quelle gambe fossero anche troppo lunghe. Da quando la mia mente iniziò a ricordare che le calunie mi perseguitavano.
Quello che mi dispiacque che anche i miei figli a scuola venivano indicati a dito, per colpa mia.