Appena tre mesi dopo, avvenne l’attentato a Palmiro Togliatti segretario del PCI. Non fu certamente il governo a organizzarlo, ma in quel clima fu reso possibile quel terribile gesto. Era il 14 Luglio del 1948, stavamo trebbiando dal Poggianti, mezzadro come noi della stessa fattoria, erano circa le 17, un caldo afoso, sudati e polverosi, quando arrivarono due persone, non ricordo chi fossero, e ci comunicarono che a Roma avevano sparato alcuni colpi di pistola a Togliatti, il segretario del nostro partito, il leader delle sinistra.
Dissero che Togliatti era gravissimo, che forse sarebbe morto di li a poco. Fermammo la trebbiatura, spegnendo i motori e garantimmo al Poggianti che avremmo terminato tali lavori dopo lo sciopero che ritenevamo indispensabile. Egli era preoccupato per il mangiare, che aveva preparato per i trebbiatori. Senza frigoriferi, inesistenti a quell’epoca, si sarebbe deteriorato. Lo tranquillizzammo: al ritorno, per terminare la trebbiatura, ci saremmo accontentati di pane e affettato e tanto facemmo. Corsi a casa, mi lavai, mi cambiai e in bicicletta mi recai ad Empoli. Arrivai in piazza del Popolo, ove erano le sedi del partito e del sindacato, la piazza era gremita di gente, ognuno avvertiva la gravità della situazione. La radio dava i bollettini medici in continuazione, dai quelli capivamo che il segretario stava lottando fra la vita e la morte. La radio ci informò che prima di perdere conoscenza Togliatti aveva raccomandato ai suoi collaboratori di non perdere la calma.
Capiva che si trattava di una provocazione, il rischio di una rivolta popolare era latente, la situazione poteva degenerare ed in tal caso avremmo perso le libertà costituzionali. La CGIL proclamò lo sciopero generale per il giorno seguente, ma non erano previste manifestazioni, al fine di evitare tentazioni o provocazioni. Esistevano in quelle condizioni, gruppi di persone, anche nel partito, che volevano scendere in piazza, con le armi e risolvere con una sommossa popolare tutti i problemi. La situazione poteva degenerare da un momento all’altro. In alcune città del senese la situazione degenerò effettivamente e ci furono sparatorie con morti, feriti e conseguenze terribili per chi ne fu coinvolto.
Lo sciopero fu totale da noi, nessuna fabbrica, nessun cantiere, nessuna trebbia lavorarono in quel giorno. Ciò anche se da parte della componente cattolica della CGIL (allora unitaria) si erano dissociati dalla proclamazione dello sciopero. Tale decisione fu il primo avvertimento della volontà di scindere il sindacato unitario. Infatti dopo poco nacque la CISL, con l’obbiettivo di dividere l’unità dei lavoratori. Il migliorare delle condizioni di Togliatti e le vittorie di Gino Bartali al Giro di Francia contribuirono a superare i rischi che tale attentato aveva portato. Tuttavia, la democrazia nel nostro paese aveva corso un serio pericolo. Intanto i “padroni” rialzavano la testa, la sconfitta della sinistra alle elezioni, l’estromissione dei partiti di sinistra dal governo, la guerra fredda che andava crescendo, i rapporti est-ovest andavano di male in peggio, in quel clima i capitalisti pensavano che avrebbero facilmente recuperato tutti i loro privilegi, battendo il sindacato e la sinistra in genere.