Walma Montemaggi nasce nel 1926 a Pontorme, quartiere del comune di Empoli. La madre è sarta, il padre vetraio. La famiglia è antifascista e sin da bambina Walma viene educata ad avversare la guerra: nel primo conflitto mondiale, infatti, il padre ha perso due fratelli.
Finite le scuole elementari, frequentate in istituti privati gestiti da suore, inizia subito a lavorare in una sartoria dove vengono confezionati abiti militari: il suo compito è quello di attaccare i bottoni ai cappotti. Svolge questo lavoro per circa tre anni, fino al 1940, quando la sartoria si trasferisce in Svizzera. Nel frattempo è scoppiata la Seconda guerra mondiale: alla paura dei bombardamenti si aggiunge poco a poco anche la fame, perché i prezzi al mercato nero si fanno insostenibili. Per trovare del cibo Walma si reca spesso ad Avane, dalla moglie di uno dei fratelli, che ha parenti contadini. Non sempre riesce a trovare qualcosa da mangiare ma spesso, invece che con del cibo, torna a casa con dei volantini dell’Unità clandestina, che disctribuisce tra amici fidati. Attraverso uno di questi volantini viene anche a sapere di una grave perdita familiare: il 21 dicembre 1943 Ateo Garemi, gappista e suo cugino da parte di madre, è fucilato a Torino dai fascisti. Il lutto nella famiglia è grande, ma ciò non fa altro che rafforzare le convinzioni di Walma, che l’anno successivo aderisce al PCI clandestino.
Nel luglio del 1944 Empoli viene liberata dagli Alleati. Il periodo difficile non è però ancora finito: la famiglia è costretta a vivere in un alloggio provvisorio assegnato dal CLN perché i tedeschi in ritirata hanno depredato e incendiato la loro casa. Per mangiare e comprare delle medicine per la madre malata Walma è costretta a vendere i gioielli che ha ricevuto in dono per la comunione e per la cresima.
A fine 1944 entra a lavorare in una fabbrica chimica che produce fiammiferi, diventando presto operaia qualificata e iniziando a fare le prime esperienze di lotte per migliorare salari e condizioni di lavoro.
Dopo quattro anni di lavoro in fabbrica il PCI le propone di frequentare un corso di formazione politica femminile che si tiene Milano. Walma accetta ed è un’esperienza decisiva, che le permette anche di venire a contatto con tante ex partigiane, alcune delle quali ritornate da campi di prigionia nazisti.
A fine corso riprende il lavoro in fabbrica, ma dopo poco tempo il PCI le affida l’incarico di organizzare le ragazze della Federazione giovanile provinciale del partito e Walma decide di licenziarsi per dedicarsi a tempo pieno all’attività politica. Lo stipendio, rispetto a quello percepito come operaia, è praticamente la metà: da 50 mila lire al mese a 28 mila. Avevo sempre fame, scrive Walma, chi lavorava come funzionario non ce l’avrebbe fatta se tra noi non ci fosse stata solidarietà e se alle spalle non avesse avuto famiglie che ne condividevano i sacrifici.
Dopo un periodo trascorso a Faggeto Lario, sul lago di Como, in qualità di assistente ai corsi destinati alle ragazze presso la scuola quadri del PCI, Walma torna a Firenze dove ottiene l’incarico di segretaria provinciale dell’Unione Donne Italiane (UDI).
Nel 1953 è in lotta a fianco dei circa duemila operai della Pignone, la più grande fabbrica di Firenze, per scongiurarne la prospettata chiusura. Madri, mogli e sorelle degli operai si sono organizzate per avere una loro rappresentanza e Walma è la loro delegata ai rapporti con il sindaco Giorgio La Pira, che riuscirà ad evitare la chiusura della fabbrica grazie all’intervento di Enrico Mattei.
Nel 1955 si sposa con Ilio, anche lui membro del PCI con un passato nella Resistenza.
Negli anni ’60 sia lei che il marito iniziano un progressivo allontanamento dalla politica attiva e dalle strutture del partito: Ilio viene assunto in Einaudi e deve recarsi per lunghi periodi nel sud Italia; Walma, delusa dai fatti d’Ungheria e dalle rivelazioni del XX Congresso del PCUS, decide di dare le dimissioni da funzionaria.
Nel 1964 nasce il primo figlio, Maurizio.
Nel 1977 una grande soddisfazione: il parlamento vara la legge sulla parità tra uomo e donna. Anche se è ormai lontana dalla politica attiva, Walma lo considera il coronamento del tanto lavoro svolto da lei e dalle compagne sin dagli anni ’40.
Intorno al 2000 inizia a scrivere varie memorie, che trattano sia della sua vita personale che di lotte politiche e sindacali. L’Archivio Diaristico Nazionale ne conserva quattro.